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Beata Maria Serafina del Sacro Cuore

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Beata Maria Serafina del Sacro Cuore
fondatrice delle Suore degli Angeli, adoratrici della SS. Trinità

CENNI STORICI E SPIRITUALITÀ
La ricostruzione dell’esistenza della Beata Madre Serafina del Sacro Cuore, il tentativo di conoscere i suoi sentimenti, la sua fede, la tenacia con cui Ella ha perseguito la ricerca della verità sulla sua ispirazione iniziale, ci autorizzano, oggi, a ringraziare la Santa Madre Chiesa, per avere riconosciuto la santità delle virtù da lei praticate, quindi, per avere promulgato il Decreto della Beatifica-zione.
Madre Serafina (Clotilde Micheli), nasce a Imèr (TN), piccolo centro posto all’inizio della valle di Primiero, l’11 settembre 1849 da una famiglia umile, dotata di intensa religiosità.
L’esemplarità di vita della mamma, Maria Orsingher, alimenta quotidia-namente la fede dei figli; ella riesce ad armonizzare l’impegno quotidiano per il mantenimento della famiglia numerosa, con una pietà non esteriore, ma come avvertimento della presenza di Dio nel quotidiano, con atti di culto e di servizio alla Chiesa.
La Madre Serafina vive a Imèr i primi 18 anni di vita, in questa atmosfera di impegno, di sobrietà.
Il 2 agosto 1867 una relazione nuova, un appello soffuso di mistero co-stringe Clotilde a uscire dal proprio “orticello” familiare. Un progetto, una se-gnalazione: La Vergine Immacolata, nella Chiesa di Imèr manifesta la Volontà del Figlio suo e propria che Clotilde divenga la Fondatrice di un nuovo Istituto:
“Il mio divin Figlio ed io vogliamo che fondi un nuovo Istituto che si chiamerà delle Suore degli Angeli, poiché si proporrà di imitare gli Angeli nell’adorare la SS. Trinità, servendo il prossimo”.
Clotilde, intanto, comincia a percepire che occorre aiutare la famiglia a uscire dall’indigenza, offrendo lavoro, umiliazioni, disagi .
Il 1870 la troviamo a Padova, a servizio presso Mons. Angelo Piacentini.
Il 1876 si trasferisce a Castellavazzo (BL), ancora per servizio a don Girolamo Barbi. Dopo incomprensioni e proposte devianti da parte di Giulia Andrich, nipote del padre Barbi, nel 1878 si trasferisce a Eppendorf, in Germania, ove rimane fino al 1885, per aiutare e assistere i genitori emigrati in Germania per ragioni di occupazione; lavora come infermiera presso l’ospedale delle Suore Elisabettine. Dopo la morte della mamma, avvenuta in Germania e del padre, Clotilde fa ritorno nel suo paese e anima l’unione delle figlie di Maria.
La Madonna, anche durante questi anni, le rinnova l’invito a seguire Gesù nella fondazione del nuovo Istituto.
Nella terra straniera, quindi, a Imèr, ella continua ad avvertire la presenza degli Angeli, esseri più vicini a Dio, soffusi di luce, di carità, di purezza. La tensione di ricerca della Volontà di Dio si traduce per lei, poi, in quella serie di pellegrinaggi, di visite a santuari, fino al centro della cristianità, a Roma, ove spera di trovare risposta alla sua “chiamata”.
Attraverso l’esperienza itinerante, si va configurando la sua spiritualità di pellegrina, in fuga dal mondo, da se stessa. Apre il cuore a Dio, alla sua volontà, non si ferma, come a dire: “Gesù è in cammino e devo seguirlo; ogni dubbio, rifiuto, difficoltà, mi fa chiedere di più, mi apre a una speranza, ad un’attesa, per cui non posso adagiarmi, ciò che importa è la vita, l’Amore che trionfa su tutto”. Affascinata da Dio Uno e Trino, la costante attesa della sua Presenza è il filo conduttore della sua esistenza, con cui riuscirà a vincere la consapevole povertà intellettuale.
Per la Madre, l’intelligenza, infatti, deve avere sempre la dimensione dell’amore radicato nel dinamismo della Parola, nell’Eucaristia, centro della vita consacrata, della comunità. Con questa schiarita interiore, ella accetta a Roma, nel 1887, l’ospitalità delle Suore Immacolatine, la proposta di far parte del loro Istituto, ma conserva in cuore il proposito di uscirne, qualora la luce balenata nella Chiesa di Imèr nel 1867 indicasse decisamente altro percorso.
È il 1890: il padre Francesco Fusco, che la Madre ha conosciuto ad Assisi, la invita a raggiungere Piedimonte Matese, perché il vescovo Antonio Scotti sta per dare inizio ad una nuova fondazione religiosa. Il discernimento secondo lo Spirito, invece, convince la Madre a rifiutare la proposta del vescovo Scotti e a dirigersi verso Casolla di Caserta, ove il vescovo Enrico De Rossi concede il consenso, per iniziare la nuova fondazione e dare forma a quel “Progetto”.
È il 28 giugno 1891: insieme con quattro giovani ha luogo in Briano di Caserta la professione religiosa delle prime cinque sorelle, che costituiscono la prima comunità delle Suore degli Angeli. La Madre, pertanto, insieme si muove lungo il sentiero del Progetto e realizza la “creatura nuova”, la Comunità”. Così la Suora degli Angeli si mette in viaggio verso il monte, alla ricerca del Volto da contemplare, mentre la mano tesa di Maria Immacolata la guida, per comunicare a tutti i popoli del mondo il sommo Bene contemplato, in Spirito e verità.
Il Volto di Dio diventa appello all’universale compassione verso i fratelli, i più bisognosi, da servire “come gli Angeli”
La Volontà di Dio si va consolidando nel suo spirito come grazia, con-formazione a Cristo Sposo, come partecipazione all’unione esistente nei “Tre”, più che come ascesi, come sforzo umano.
Per la nostra Beata la vocazione è quel nome che ella riceve, Serafina, ed è la personalizzazione del progetto di Dio. È Cristo che dà alla Madre quell’im-pronta chiara, quello che Dio vuole da lei, dalla nuova fondazione.
La Beata, pertanto, non può improvvisare, ma in un travaglio che dura 24 anni, capisce, approfondisce il contenuto del Vangelo che deve annunciare. La sua vita è nelle mani di Dio, dal primo annuncio fino alla fine. Anche nei momenti difficili non si è mai sentita abbandonata ed ha creduto nel significato prov-videnziale di quello che avveniva nella sua esistenza, nel tessuto della sua amata creatura., la famiglia religiosa che era per lei “la perla” da cercare, da far brillare per offrirla allo Sposo.

IL BUON SEME GENERA CARITÀ
Dal 1893 alla 1911 è tutto un fiorire di attività apostolica che vede l’apertura di 15 case.
Il cuore pulsante dell’Istituto è la Comunità di Faicchio, ove dal 1899 si stabilisce il primo nucleo di suore di quella che sarebbe diventata la Casa Madre, ove riposano le spoglie mortale della Beata.
Attività apostolico-missionaria Dall’attività educativa-familiare a quella parrocchiale, alla cura dei malati, degli anziani, dei bisognosi, la Suora degli Angeli, rende attuale il sogno della Fondatrice: “Siate nella chiesa Angeli di luce e di carità, verso i fratelli, “dalla culla alla tomba”.
Il 16 luglio 1891 la nuova famiglia religiosa è costituita già di sei membri, essendosi unita alle rime cinque la sorella della Fondatrice, Fortunata, che prenderà il nome di Sr Maria degli Angeli, come le aveva riferito la Vergine nella rivelazione del 1867, nella chiesa parrocchiale di Imèr.
A Casolla di Caserta madre Serafina compone la Regola dell’Ordine angelico, primo testo costituzionale dell’istituto, “affidato alla SS. Trinità e alla Vergine Immacolata regina degli angeli. Dal 1891 al 1904, anno della prima approvazione delle Costituzioni da parte dell’Ordinario del luogo, l’Istituto si arricchisce di nuove vocazioni, le quali permettono l’estensione dell’azione apostolica.
In verità, la testimonianza di vita della Fondatrice è il seme che assicura la fecondità del carisma.
“Se la Trinità fu il cuore della religiosità della Madre Serafina… se la pietà verso gli Angeli ne espresse una dimensione centrale, gli scritti evidenziano la centrale rilevanza della sua pietà verso la Vergine, considerata da li la vera fondatrice dell’Istituto”.

Suor Maria Serafina del Sacro Cuore, dopo aver consumato le sue forze a servizio dei più poveri e umili e dopo aver dato un solido assetto all’Istituto, muore il 24 marzo 1911 a Faicchio (BN), in fama di santità.